Rapporto Ipcc su oceani e criosfera in un clima che cambia

Le più recenti conoscenze fisico-scientifiche e gli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini, costieri, polari e montani
(26/10/2019)

I 195 governi membri dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)hanno approvato il 24 settembre 2019 il Rapporto Speciale dell'Ipcc Oceano e Criosfera in un clima che cambia (Special Report on the Ocean and Cryosphere in a ChangingClimate).
ll rapporto evidenzia l’urgenza di dare priorità in maniera tempestiva ad azioni coordinate e ambiziose per affrontare cambiamenti persistenti e senza precedenti che riguardano l’oceano e la criosfera, evidenziando i benefici per lo sviluppo sostenibile di un adattamento ambizioso ed efficace e, per contro, i crescenti costi e rischi di un’azione ritardata.
L'oceano e la criosfera – le parti ghiacciate del pianeta– sono fondamentali per la vita sulla terra. 670 milioni di persone nelle regioni di alta montagna e 680 milioni nelle zone costiere dipendono direttamente da questi sistemi. 4 milioni di persone vivono permanentemente nella regione artica, e sono 65 milioni gli abitanti negli stati in via di sviluppo delle piccole isole.

Attualmente. a causa delle emissioni di gas serra presenti e passate, il riscaldamento globale ha già raggiunto 1°C sopra i livelli pre-industriali. In assenza di misure per la riduzione delle emissioni, si prevede che nella seconda metà del secolo questi cambiamenti procederanno a ritmo e intensità più elevati.

I cambiamenti negli oceani

Gli oceani assorbono oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico e, a causa delle attività umane, dal 1970 si stanno riscaldando a tutte le profondità senza sosta. Nello strato tra la superficie e 2000 m di profondità, dal 1993 il tasso di riscaldamento è più che raddoppiato. L'oceano è più caldo, più acido e meno prolifico, con perdita di ghiaccio marino artico, perdita di ossigeno, ondate di calore marine sempre più frequenti e intense (sono raddoppiate nel periodo 1982-2016) e un indebolimento della circolazione meridionale dell’Atlantico. Il riscaldamento dell'oceano non consente il rimescolamento dei vari strati d’acqua e, di conseguenza, l'apporto di ossigeno e sostanze nutritive per la vita marina, con impatti sugli ecosistemi marini e sulle persone che da loro dipendono, afferma il rapporto.
Il livello del mare è cresciuto a un ritmo di 3,6 mm all’anno nel periodo 2005-2015. E’ un aumento senza precedenti e sta accelerando a causa dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e della calotta polare dell’Antartide, e dell’espansione termica dell’oceano causata dal suo riscaldamento.

Gli scenari futuri indicano che, poiché il livello del mare continuerà ad aumentare e gli eventi estremi diventeranno più frequenti, senza l’adozione di strategie e misure di adattamento, assisteremo ad un aumento dei rischi di inondazione per le comunità costiere.

I cambiamenti nella Criosfera

La criosfera comprende tutte le aree del pianeta in cui l’acqua ha forma solida: i mari, i laghi, i fiumi, superfici innevate, ghiacciai, calotte polari e il suolo ghiacciato, che include il permafrost. I cambiamenti in atto includono il ritiro dei ghiacciai, la perdita di massa dalle calotte glaciali in Groenlandia e in Antartide, la diminuzione del ghiaccio marino e della copertura nevosa.

Particolarmente rapida è stata la diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino artico in tutte le stagioni, con trend più forte a settembre (circa 13% in meno per decennio rispetto alla media 1981-2010). Circa la metà della perdita estiva di ghiaccio è attribuita all’aumento di concentrazione di gas serra in atmosfera, mentre la parte restante è attribuibile alla variabilità interna climatica.

La rapida riduzione della calotta glaciale si è amplificata dall’inizio del XXI secolo a oggi, contribuendo all’aumento del livello del mare su scala globale. In Groenlandia, la perdita di ghiaccio tra il 2006 e il 2015 è stata di circa 278 Gt (milioni di tonnellate) l’anno (equivalenti a circa 0,77 mm l’anno di innalzamento del livello del mare). Per l’Antartide, nel periodo 2006-2015 è stata di circa 155 Gt l’anno.
Negli ultimi decenni, la ritirata dei ghiacciai e il disgelo del permafrost hanno ridotto la stabilità dei pendii di alta montagna, moltiplicato il numero e l’estensione dei laghi glaciali e modificato il deflusso dei fiumi.

Secondo gli scenari climatici la copertura nevosa, i ghiacciai e il permafrost continueranno a diminuire nel XXI secolo, in quasi tutte le regioni. Nelle zone a bassa quota, con ghiacciai più piccoli, come le Alpi europee, gli scenari indicano una sostanziale scomparsa di gran parte dei ghiacciai entro il 2100.

In assenza di politiche e azioni per la riduzione delle emissioni di gas serra, per i ghiacciai, le riduzioni di massa riportate possono raggiungere circa il 36% tra il 2015 e il 2100, corrispondenti a un contributo dell’innalzamento del livello del mare di circa 200 mm.
Se le emissioni di gas a effetto serra continueranno ad aumentare fortemente, esiste la possibilità che il 70% del permafrost vicino alla superficie vada perso.

I cambiamenti nelle regioni montane

La diminuzione di ghiacciai, neve, ghiaccio e permafrost comporta per le persone pericoli di frane, valanghe e alluvioni. Per i piccoli ghiacciai in Europa, in Africa orientale, nelle Ande tropicali, e in Indonesia si prevede, per gli scenari con alte emissioni, una perdita dell'80% della massa ghiacciata entro il 2100. L'arretramento della criosfera in alta montagna continuerà a influenzare negativamente attività ricreative, turistiche e culturali; l'arretramento dei ghiacciai contribuisce ad alterare la disponibilità e la qualità dell'acqua a valle, con conseguenze per molti settori quali agricoltura e idroelettrico.

Conoscere per agire

E’ indubbio che la gestione del territorio e del sistema alimentare abbia potenzialità di mitigazione. Ridurre fortemente le emissioni di gas serra, proteggere e ripristinare gli ecosistemi, una gestione attenta dell'uso delle risorse naturali renderebbero possibile preservare l'oceano e la criosfera. Queste riduzioni devono essere necessariamente accompagnate da cambiamenti comportamentali e alimentari e da una gestione sostenibile del territorio che massimizzi i benefici di mitigazione, adattamento, biodiversità e contrasto al degrado del suolo.

"Saremo in grado di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali solo se mettiamo in atto modifiche senza precedenti delle nostre abitudini in tutti gli ambiti della società, quali l'energia, il territorio egli ecosistemi, le città e le infrastrutture, nonché l’industria, "ha affermato Debra Roberts, co-chair del Working Group II dell'Ipcc. Questo rapporto fornisce le migliori conoscenze scientifiche disponibili per sostenere le azioni dei governi e delle comunità, per limitare l'entità dei rischi e gli impatti climatici, fornisce le prove dei benefici ottenibili combinando la conoscenza scientifica con il sapere locale e indigeno per sviluppare opzioni adeguate a gestire i rischi dei cambiamenti climatici e migliorare la resilienza. E’ il primo rapporto Ipcc che evidenzia l'importanza dell'istruzione per migliorare la conoscenza dei cambiamenti climatici, l’alfabetizzazione alla conoscenza dell’oceano e della criosfera. "Quanto più presto e risolutamente agiremo, tanto più saremo in grado di affrontare l'inevitabile cambiamento, gestire i rischi, migliorare la nostra vita e raggiungere la sostenibilità per gli ecosistemi e le persone in tutto il mondo, oggi e in futuro".

Il rapporto originale è scaricabile a questo link https://www.ipcc.ch/srocc/home/.
E' disponibile anche una versione in lingua italiana.

ultima modifica 2022-07-20T19:34:28+01:00