L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile
Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, ha presentato il Rapporto 2019 “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Realizzato grazie agli esperti delle oltre 220 organizzazioni aderenti all’Alleanza, il Rapporto fotografa e analizza l’andamento dell’Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu, Italia inclusa.
Il documento offre un’ampia panoramica della situazione italiana rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile: dedica, per la prima volta, un approfondimento all’analisi dei 21 Target che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2020, analizza la produzione normativa degli ultimi dodici mesi e avanza proposte per migliorare le performance economiche, sociali e ambientali del paese.
Dopo quattro anni dalla sottoscrizione dell’Agenda 2030, in tutto il mondo si registra una crescente consapevolezza della necessità di un approccio integrato per affrontare le complesse sfide economiche, sociali, ambientali e istituzionali per realizzare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo.
Ma “il mondo non si trova su un sentiero di sviluppo sostenibile”, dichiara il Rapporto: il degrado ambientale prosegue e il riscaldamento globale sta accelerando, con effetti devastanti sugli ecosistemi e sulla vita di milioni di persone, soprattutto le più deboli. Sussistono evidenti ritardi in settori cruciali per la transizione verso un modello sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale, e fortissime le disuguaglianze, comprese quelle territoriali.
Secondo gli indicatori elaborati dall’ASviS, rispetto ai 17 SDGs, l’Unione europea - l’area del mondo più avanzata rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile - mostra segni di miglioramento per nove Obiettivi su 17 (3, 4, 5, 7, 8, 11, 12, 13 e 14), di sensibile peggioramento per due (15 e 17), mentre per cinque (1, 2, 9, 10 e 16) la situazione appare sostanzialmente invariata (per il Goal 6 non è stato possibile creare un indicatore composito a causa della mancanza di dati). Permangono però fortissime disuguaglianze tra i risultati ottenuti dai singoli Paesi, per i quali il Raporto illustra approfonditamente le performance.
Per l’Italia, si rilevano miglioramenti per gli Obiettivi 3, 5, 8, 9, 10, 11, 12, 16 e 17 (salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale), una sostanziale stabilità per il 4 e il 13 (l'educazione e lotta al cambiamento climatico) e un peggioramento per i rimanenti 1, 2, 6, 7, 14 e 15. (povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri).
Rispetto al passato, sono aumentate la sensibilità e la disponibilità da parte dei cittadini, delle imprese, delle organizzazioni sindacali, della società civile e dell’opinione pubblica a sostenere azioni coraggiose, anche se costose, nel breve termine. La consapevolezza dei rischi globali derivanti dall’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo richiede azioni tempestive.
Richiamando la “svolta” europea per l’Agenda 2030, il Rapporto conclude presentando proposte per accelerare la transizione dell’Italia verso uno sviluppo sostenibile: azioni “trasversali”, assetto della governance, una legge annuale per lo sviluppo sostenibile, politiche integrate e azioni concrete a partire dalla prossima Legge di Bilancio.