Dalla policrisi ai cobenefici

In anteprima l'editoriale del nuovo numero della rivista Ecoscienza, a firma del direttore generale Arpae, Giuseppe Bortone
(3/2/2023)

"Policrisi” è una delle parole indicate dal network radio Npr (Usa) tra quelle che saranno più utilizzate nel 2023 a livello globale. Non si tratta di un bel segnale, visto che il concetto, piuttosto chiaro, è quello di una situazione che mette insieme emergenze sanitarie globali, cambiamento climatico, crisi economiche, incertezze geopolitiche, crescenti diseguaglianze. Il termine non è nuovo, fu utilizzato per la prima volta dal filosofo Edgar Morin nel 1999, ma come spesso accade la società non ha subito colto la realtà di una situazione preoccupante. Ripreso nel 2016 dall’allora presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per descrivere il problematico stato dell’Unione europea, recentemente è stato riportato in auge a livello internazionale dallo storico dell’economia (e opinionista molto seguito sui temi della situazione finanziaria e politica internazionale) Adam Tooze e anche al recente forum internazionale di Davos è stato spesso utilizzato.

Non è un caso che l’accezione originale di Morin prendesse spunto dal mondo naturale e dalla crisi ambientale: sappiamo bene infatti che in campo ambientale le interconnessioni sono molto forti e ancora di più se estendiamo lo sguardo alla relazione tra stato dell’ambiente, salute e benessere umano. Il paradigma che si sta delineando per affrontare una crisi che interessa tanti ambiti diversi è quello del Planetary Health, che fissa come priorità la salute integrale e olistica del pianeta. È un concetto che evolve dall’approccio One Health, che metteva insieme salute umana e salute animale (dalla tutela della biodiversità all’attenzione per la medicina veterinaria) prevalentemente per la prevenzione delle zoonosi, e dall’approccio Eco Health, che richiede un’attenzione più ampia alla salute degli ecosistemi. L’obiettivo è sempre quello di un maggiore benessere umano, ma includendo la riflessione sui limiti del pianeta e sulla possibilità del sistema naturale di rigenerarsi e di garantire per il futuro il mantenimento di condizioni ottimali per la vita.

Nell’affrontare le sfide che ci troviamo davanti, dobbiamo sempre più fare scelte che puntano ai cobenefici: nella dimensione della policrisi, nella dimensione olistica della Planetary Health non è più possibile (se mai lo è stato) affrontare i problemi uno alla volta, ma occorre orientarsi a strategie che portano benefici su dimensioni diverse. Per restare nel campo ambientale, il superamento del sistema basato sui combustibili fossili può portare benefici al clima (riducendo le emissioni di gas serra), alla qualità dell’aria (eliminando molti inquinanti, minimizzando le combustioni), alla tutela della biodiversità (se si riesce a creare forme di energia che richiedono minore uso di risorse, di consumo del territorio e di spostamento da una parte all’altra del pianeta). Insomma, per rispondere alle policrisi occorre trovare delle soluzioni integrate, abbracciare la complessità intrinseca in tutti i sistemi e tenere in considerazione i tanti saperi scientifici che ci hanno portato nel tempo a conoscere meglio i meccanismi di funzionamento dei singoli aspetti e le interrelazioni sistemiche. Un cambiamento epocale dei percorsi formativi delle nostre nuove generazioni, per il mondo della scienza che deve avere la capacità di integrare le specializzazioni con la visione multisettoriale e per i decisori politici nell’attuare le strategie.

C’è un altro neologismo balzato recentemente all’attenzione internazionale, tanto da essere indicato come “parola dell’anno 2022” dal dizionario inglese Collins: “permacrisi”. Il rischio concreto è che l’incapacità di adottare soluzioni e strategie di largo respiro ci faccia restare in una situazione in cui le molteplici crisi si prolungano per lungo tempo rendendo sempre più difficile uscirne prima che altre criticità insorgano. Le società hanno già dimostrato che collaborando e mettendo in comune risorse e capacità è possibile raggiungere risultati eccezionali in tempi inaspettati. Come le crisi di diversa natura sono diventate sempre più tra loro correlate, così lo dovranno essere anche le risposte.

Consiglio a tutti la visione di una delle recenti puntate di “Caro Marziano” di Pif su Rai 3, con la storia di Genny, un ragazzino di 11 anni premiato come Alfiere della Repubblica dal Presidente Mattarella per aver convinto quaranta famiglie a unirsi per dare vita a un progetto di comunità energetica che, oltre al tema ambientale delle fonti rinnovabili e a un concreto risparmio in bolletta, offre al quartiere di San Giovanni a Teduccio, a Napoli, un’importante occasione di coesione sociale. Ripartiamo da lì!

Giuseppe Bortone
Direttore generale Arpae Emilia-Romagna

ultima modifica 2023-02-03T20:30:38+01:00