Contro la "depressione climatica", è ora di agire

In occasione del summit Onu sui cambiamenti climatici e dei Fridays for future, pubblichiamo in anteprima l'editoriale di Ecoscienza 4/19.
(26/10/2019)

In occasione del summit Onu sui cambiamenti climatici e delle manifestazioni di Fridays for future, pubblichiamo in anteprima l'editoriale di Ecoscienza 4/2019 scritto da Fridays for future Emilia-Romagna. La rivista in corso di pubblicazione contiene anche altri contributi sui cambiamenti climatici.

Poco più di un anno fa, una ragazza svedese decide di non andare più a scuola e scioperare davanti al parlamento con un cartello che rimanda a qualcosa che ha a che fare col clima. Oggi un movimento composto da milioni di studenti e studentesse scende in piazza a reclamare il proprio futuro.
Così, quella che è stata una singola azione ha avuto piena risonanza nel mondo intero e potrebbe addirittura modificarne le sorti. Da quella singola azione è nato un movimento di giovani, che si è fatto portavoce della comunità scientifica sui rischi in cui la nostra specie potrebbe incorrere nel breve periodo. Una voce nuova, a cui la classe politica non può fare a meno di rispondere. Il meeting tenutosi recentemente a Losanna (5-9 agosto) rappresenta il primo appuntamento ufficiale del movimento ed è un importante eco dell’appello “ascoltate la scienza!”.

I primi effetti sortiti dalle mobilitazioni di Fridays for future, oltre a essere riusciti a riaccendere una coscienza ambientale quasi irreversibilmente assopita nel nostro paese, hanno portato alle dichiarazioni dello stato di emergenza climatica: riconoscimenti formali che devono divenire lo strumento per ricordare continuamente ai nostri amministratori le responsabilità che si assumono ogni qualvolta vengono definite scelte politiche nemiche del clima. Così, a partire dalla dichiarazione da parte dell’Irlanda, del Canada, della Francia, del Regno Unito, ma negata nel nostro paese, il movimento a livello nazionale ha insistito agendo sulle amministrazioni locali, portando alla dichiarazione città del calibro di Napoli e Milano e, successivamente, tantissimi altri Comuni. Non solo Comuni ma, anche le Regioni Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna si sono incaricate di questo riconoscimento, grazie alle pressioni del movimento.

In Emilia-Romagna, i Comuni che hanno accolto le istanze di Fridays for future sono stati Cesena, Ravenna, Forlì (a fatica!), Parma, Faenza, Cervia e Rimini. Non solo veti: infatti, dalle dichiarazioni è importante che emergano impegni concreti e veritieri, in primis l’impegno sulla giustizia climatica, tendere all’azzeramento delle emissioni di gas climalteranti già al 2030, eliminare la plastica usa e getta.
A livello regionale, questi interventi devono tradursi in azioni volte a dire basta all’estrazione di idrocarburi nell’entroterra e in mare, favorendo il processo di transizione energetica, a dire basta a nuove autostrade e infrastrutture – che non fanno altro che alimentare il trasporto su gomma, portare a zero il saldo di consumo di suolo, tra l’altro alimentatore del rischio climatico – e ad anticipare il recepimento della direttiva plastic free.
E' chiaro che considerazioni di questa portata, che dovranno inevitabilmente portare le istituzioni ad alcuni ripensamenti, troveranno spesso difficoltà a essere accolte dal mondo politico, a sua volta pressato dal potere economico e dall’interesse elettorale. È però arrivato il momento di mettere da parte ogni considerazione secondaria e dare piena priorità agli effetti che il cambiamento climatico sortirà sul nostro paese e nel mondo e, se necessario, di non avere paura di rivedere anche il concetto di “sviluppo”.
Infatti, la transizione ecologica, non deve essere considerata come un elemento di rinuncia, ma l’opportunità per costruire azioni su settori strategici completamente nuovi, e su questo l’Emilia-Romagna potrebbe divenire benissimo elemento d’avanguardia e trainante a livello nazionale ed europeo.
Paradossalmente, la Regione per certi aspetti si è dimostrata sensibile e capace nel proporre soluzioni di contrasto all’emergenza climatica, ma sotto altri aspetti è rimasta invece legata alle volontà del mondo economico abile nel “far leva” sul ricatto occupazionale.

È allora arrivato il momento di agire: ognuno di noi deve farlo per responsabilizzare se stesso e il mondo politico. Non esistono azioni vane, ma solo azioni che, se spinte da una forte motivazione, possono portare al cambiamento sperato. Un invito, quindi, a non lasciarsi trascinare dalla demotivazione della “depressione climatica”, ma a combatterla con azioni concrete e scendendo in piazza tutte e tutti assieme!

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ultima modifica 2022-07-20T19:34:28+01:00