Caorso, trasferiti in Slovacchia tutti i 5.900 fusti contenenti scorie
È stato completato il trasferimento in Slovacchia di tutti i 5.900 fusti di materiale prodotto, tra resine e fanghi radioattivi, nel periodo di funzionamento della centrale di Caorso, nel piacentino. Inoltre, il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non sarà in Emilia-Romagna: lo esclude la Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei ad accogliere il sito di stoccaggio, pubblicata lo scorso 5 gennaio da Sogin (Società gestione impianti nucleari). Nessuna delle 67 localizzazioni indicate si trova in regione.
Sono le due novità emerse in occasione del Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale, che si è riunito al Cinema Fox di Caorso dopo due anni di stop imposto dalla pandemia. Convocato dall’assessora regionale all’Ambiente, Irene Priolo, è stato introdotto dai saluti della sindaca di Caorso, Roberta Battaglia. Presenti, oltre ai vertici di Sogin, funzionari di Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e Arpae, insieme ai rappresentanti dei comuni della Bassa, di Legambiente e delle sigle sindacali.
Il Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale
Il Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale di Caorso è stato istituito dalla Regione Emilia-Romagna nel 2015 con il compito di seguire il percorso di attuazione del progetto di decommissioning dell’impianto piacentino, per garantire il più ampio livello di conoscenza, partecipazione e comunicazione nei confronti di tutti i soggetti interessati alle attività e alla messa in sicurezza del sito.
Fino allo scoppio della pandemia, si è riunito con cadenza pressoché annuale. L’ultimo appuntamento risale al 25 ottobre 2019, quando era stato annunciato l’avvio del trasferimento in Slovacchia delle resine radioattive raccolte in 5.900 fusti, per il loro trattamento e condizionamento: operazioni fondamentali per accrescere la sicurezza nella gestione di questi materiali e per renderli idonei agli standard di conferimento al futuro deposito nazionale, quando sarà realizzato.
Le attività, stoppate nei mesi del lockdown imposto dalla pandemia, sono quindi riprese già nel 2020 con il trasferimento mensile dei fusti. Gli ultimi sono partiti nelle scorse settimane. Quando torneranno in Italia, il volume dei materiali nucleari sarà ridotto del 90%.
Altro tema fondamentale riguarda i lavori in corso per migliorare la sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattivi presenti nella centrale: sono in corso gli interventi di ricostruzione di un deposito e si è in attesa che l’Isin autorizzi le operazioni necessarie sui restanti due.