Caldo e variabilità: i dati idrologici, meteo e climatici 2020
Con uno scostamento termico di circa +0,5 °C sul clima recente (1991-2015) e di +1,5 °C sul clima nel periodo 1961-1990, il 2020 è stato nel complesso e in media il quinto anno più caldo dopo il 2014, 2015, 2018 e 2019. È quanto emerge dalla nuova edizione del "Rapporto idrometeoclima Emilia-Romagna - Dati 2020", realizzato dall’Osservatorio Clima di Arpae.
Il report, disponibile online sul sito dell’Agenzia, contiene i principali indicatori relativi all'andamento climatico e idrologico nel 2020, la descrizione dei principali eventi meteo, i dati che descrivono lo stato del mare Adriatico e delle acque sotterranee in regione.
“Si conferma il trend del cambiamento climatico in corso- sottolinea il direttore generale di Arpae, Giuseppe Bortone-. Per conoscerne l’evoluzione, affrontarne le conseguenze e poter mettere in atto strategie di protezione e miglioramento, è fondamentale studiare e raccogliere quanti più dati possibili. Il Rapporto annuale, insieme ai bollettini e rapporti climatici realizzati dall'Agenzia, fornisce la fotografia puntuale della variabilità del clima, attraverso mappe, grafici, dati di sintesi e confronti”.
Per quanto riguarda le temperature, il 2020 è stato il più mite in assoluto dal 1961 per le medie di febbraio, mese che ha raggiunto la temperatura massima di 25,6 °C a Bobbio (Pc). I valori termici particolarmente elevati per la stagione hanno contribuito a ridurre il numero di giorni di gelo che, tra le prime colline e la via Emilia, è stato inferiore a 30 giorni e ha raggiunto il suo valore più basso pari a 6 giorni nell’area urbana di Bologna.
Dopo un avvio d’anno particolarmente caldo, tra il 23 marzo e il 4 aprile si sono invece verificate alcune gelate tardive, durante le quali in pianura sono state raggiunte temperature minime anche inferiori a -5 °C, che hanno causato danni ingenti alle produzioni frutticole. Il 23 marzo si è verificata la temperatura minima assoluta dell’anno, pari a -12,1 °C presso la stazione di Lago Scaffaiolo sull’alto Appennino modenese.
L’estate non ha presentato anomalie climatiche rilevanti e a luglio si è verificata la prima breve intensa ondata di calore, durante la quale si è raggiunta la temperatura massima assoluta dell’anno pari a 39 °C, registrata il 31 luglio a Cusercoli sui rilievi della Romagna. Sono state numerose le notti tropicali in tutta la regione (con temperatura minima superiore a 20 °C): in pianura fino a 45 nei centri urbani di Bologna e Parma e lungo la costa riminese, mentre tra 5 e 20 nelle aree rurali e in collina.
Le temperature medie mensili sono state ben superiori al clima di riferimento sia nelle prime decadi di settembre per il prolungamento dell’estate, sia negli ultimi due mesi dell’anno con scostamenti medi dell’ordine di 2 °C rispetto al periodo 1961-1990.
Per quanto riguarda le precipitazioni, il 2020 è stato generalmente secco, ma con una estate più piovosa della norma e una elevatissima variabilità pluviometrica a fine anno, quando si sono succeduti il novembre meno piovoso e il dicembre più piovoso dal 1961 (con 209 mm). Nel corso dell’anno si sono verificati 146 eventi di precipitazione intensa oraria (il terzo valore più alto dal 2004) di cui 104 nel corso dell’estate meteorologica (da giugno ad agosto).
La combinazione di precipitazioni nel complesso scarse e temperature superiori al clima di riferimento ha portato l’Emilia-Romagna a chiudere l’anno in condizioni di bilancio idroclimatico nettamente negativo, con un valore medio regionale pari a -200 mm e punte annuali particolarmente basse nelle pianure orientali con valori inferiori a -600 mm.
Il rapporto quest’anno fa riferimento anche alla neve: in generale il 2020 è stato meno avaro degli anni precedenti sia in termini di numero di nevicate, che in termini di accumulo totale. A fine dicembre si è presentata la più estesa nevicata dell’anno che ha interessato anche le pianure emiliane. Il dato più alto di accumulo giornaliero si è però toccato in Romagna con i 51 cm in occasione della nevicata del 25 marzo.
Nel 2020 si sono avuti in tutto 31 eventi meteorologici e idrologici significativi. Tra questi, a inizio febbraio venti forti hanno causato danni tra le province di Modena e Bologna. Tra fine marzo e inizio aprile si è verificato- oltre intense gelate tardive, venti forti e intense mareggiate- un insolito evento di trasporto di polveri dal lago d’Aral, durante il quale le stazioni di monitoraggio in Romagna e sul crinale Appenninico hanno rilevato concentrazioni di PM10 fino a 140 µg/m3.
La primavera si è conclusa in condizioni di siccità, mentre in estate si è assistito, come detto, a un netto cambiamento con frequenti temporali associati a grandine, raffiche e precipitazioni con notevoli intensità orarie, che hanno causato locali danni ma anche ridotto le richieste irrigue del settore agricolo.
Le portate del fiume Po sono state prossime alla media storica di lungo periodo, mentre si sono registrati deflussi generalmente scarsi per gli altri fiumi regionali, anche se con intensa variabilità in autunno. Da segnalare, a dicembre, le piene significative su gran parte dei fiumi regionali, con superamenti dei livelli idrometrici massimi storici di Secchia e Panaro, la cui rottura della sponda destra ha provocato allagamenti da Castelfranco Emilia a Nonantola.
Il Rapporto analizza anche i livelli delle acque sotterranee, che nel 2020 sono stati mediamente simili a quelli misurati nel 2019, a conferma di una minore ricarica degli acquiferi dal 2017.
Per quanto riguarda, infine, le mareggiate in Adriatico, nel 2020 sono state 18 (erano 24 nel 2019), nel complesso nella media della variabilità della serie storica, ma con onde mediamente più alte rispetto agli anni precedenti.
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