Aree fragili, anteprima di Ecoscienza 4/2020
"Vento, aria, fumo" è il titolo di un convegno (23-24 ottobre 2020) di cui riportiamo alcune riflessioni. Da alcuni anni un gruppo di ricercatori promuove un evento dedicato alle "aree fragili" (un concetto senza una definizione precisa, ma in cui assumono particolare importanza i temi della distanza, della periferia, della marginalità) con un approccio che mette insieme diverse discipline: sociologia, antropologia, studio del territorio, ecologia, scienze ambientali, geografia, economia e altre ancora. Quello che sempre emerge è l'importanza di tenere insieme l'approccio scientifico e la riflessione culturale, i fenomeni ambientali e la presenza e l'impatto delle attività umane.
Il tema di quest'anno (sottotitolo del convegno: "Reazioni sociali ai cambiamenti atmosferici in aree rurali fragili") è di particolare interesse per il settore ambientale e infatti ha visto coinvolti anche numerosi rappresentanti del Sistema nazionale di protezione dell'ambiente.
Il punto di partenza, il vento, è al centro delle riflessioni sulla tempesta Vaia, che due anni fa ha colpito ampie aree del nord Italia, segnando, come scrive Giorgio Osti nella sua presentazione, "un punto di non ritorno nella manifestazione e consapevolezza del cambiamento climatico".
Su aria e fumo, quello della qualità dell'aria e del suo impatto sulla salute è un tema ricorrente in numerosi approfondimenti pubblicati su Ecoscienza, con un focus particolare in questo caso sulle aree periferiche e su alcuni possibili "falsi miti" da sfatare sull'argomento.
Altro tema emergente su cui si concentrano alcune riflessioni qui presentate è quello della citizen science e del coinvolgimento della popolazione nella ricerca scientifica, un nuovo paradigma che ripropone la necessità di integrazione tra diversi saperi e diverse sensibilità.
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